CINEMA : AL BELTRADE DI MILANO E AL "CINCITTA'" DI RHO "UN PAESE DI RESISTENZA" LA STORIA DI RIACE

 


UN PAESE DI RESISTENZA

di Shu Aiello & Catherine Catella

AL CINEMA A MILANO LUNEDÌ 2 DICEMBRE

ospite in sala la produttrice Serena Gramizzi 

Al Cinema Beltrade, ore 19 (via N. Oxilia 10)

A Rho (MI) presso Cin&Città, ore 21 (Viale Filippo Meda)

Dopo vent'anni di armonia, l'arresto del sindaco Domenico Lucano costringe Riace, piccolo paese di Calabria simbolo per l'accoglienza dei migranti, a un doloroso dilemma: resistere o scomparire?

La fotografia di un avvenimento senza precedenti nella storia politico-giudiziaria italiana, secondo capitolo scritto dalle registe dopo “Un paese di Calabria”

La storia di Riace, paese di Calabria, si intreccia con quella di Domenico Lucano, per tutti Mimmo, oggi di nuovo sindaco. È la storia umana e politica, esemplare e dolorosa, di un paese e di un uomo che negli ultimi anni ha subito un ribaltamento del proprio racconto: da modello di accoglienza ad accuse di disegno criminale. Il film “Un paese di resistenza” di Shu Aiello e Catherine Catella spiega che non è così, che Riace porta con sé una storia di coraggio, scritta da chi ha perseguito l'utopia anche quando sembrava impossibile. Dopo la partecipazione a numerosi festival, italiani e francesi, il documentario arriva in sala a Milano lunedì 2 dicembre, prima al Cinema Beltrade alle 19 e poi alle 21 a Rho (MI) a Cin&città, con la presenza della produttrice Serena Gramizzi. Il film è prodotto da Bo Film (Italia), Les Films du Tambour de Soie (Francia), Dancing Dog Productions (Belgio), ed è distribuito in Italia da OpenDDB - Distribuzioni dal basso.

Riace, dunque, Calabria. Come molti villaggi dell'Italia meridionale ha sofferto a lungo di un massiccio processo di emigrazione. Nel 1998 un evento cambia per sempre la vita di questo borgo: una barca con 200 Curdi si arena sulla spiaggia e gli abitanti accorrono spontaneamente in loro aiuto. Da quel momento inizierà un'avventura straordinaria. Il paese torna a vivere, le case da tempo abbandonate furono riaperte, nei vicoli si sentirono di nuovo le risate dei bambini, Riace diventò il paese dell'accoglienza, il suo sindaco Mimmo Lucano un esempio da capire e seguire. Fino a quando, nell'ottobre 2018, l'ondata nazionalista che soffia sull'Italia (e l’Europa e nel mondo) colpisce questo modello: Lucano viene arrestato e allontanato dal suo paese. La vita di Riace cambia, è terreno elettorale simbolico, eppure il paese resiste, i suoi vecchi e nuovi abitanti non perdono la fiducia nel loro sindaco.

Alla dura condanna di primo grado per Domenico Lucano - che menzionava l’accusa di associazione a delinquere e reati tra cui falso e truffa - è seguito un netto alleggerimento nella sentenza di appello (che riduce a 1 anno e sei mesi la condanna, dai 13 anni e due mesi chiesti inizialmente), ma ancora oggi la sua vicenda giudiziaria si intreccia con quella politica istituzionale e governativa. Solo ultimo in ordine di tempo, la Corte dei Conti ha contestato a Lucano un danno erariale di oltre 530 mila euro, per fatti del 2011-12 (in un sistema di gestione di centri di accoglienza ideato e attuato dall’allora dirigente della Protezione civile della Regione Calabria), in quanto sindaco dell’epoca, pur senza prove di intese “truffaldine”. Labile rimane così il confine tra giustizia e strumentalizzazione: il caso di Riace ha rappresentato un modello antitetico a quello voluto e descritto, nero su bianco, da leggi emanate dal 2018 in poi, come i ddl Sicurezza - molto restringenti per le pratiche di accoglienza, in fase di voto ancora oggi in questa legislatura. Un modello che, cronaca alla mano, è valso d’altra parte elogi e meriti internazionali, e una nuova carica per Lucano, eletto di nuovo sindaco nel 2024 (come lo è stato ininterrottamente dal 2004 al 2018) dai cittadini di Riace e deputato nel Parlamento Europeo da quelli italiani della circoscrizione sud. 

In tutte le proiezioni del tour, il film documentario sarà in sala con sottotitoli adatti a spettatori non udenti, realizzati dall’associazione FIADDA Emilia-Romagna, coordinamento di persone sorde e loro famiglie, che ha selezionato il film in occasione della partecipazione in concorso e in prima italiana al Biografilm Festival, grazie al contributo della Presidenza del Consiglio dei ministri – Ministro per le disabilità. 

Shu Aiello ha lavorato a lungo come regista di fiction ed è partner della società francese 13 productions. Negli ultimi vent'anni si è dedicata alla regia di diversi documentari. Catherine Catella è regista e montatrice dei documentari Leoforio (2019) e Un Paese di Calabria (2016) con Shu Aiello, nonché di Au diapason du monde (2014), Palermo Bella (2009) e Moi aussi, je suis à bout de souffle (2006), realizzati con Christian Docin-Julien. Con doppia cultura franco-italiana, si dedica da tempo alle questioni dell'esilio attraverso diverse espressioni artistiche (film, mostre, musica). 

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