TEATRO: A VARESE RIFLESSI DI SPERANZA CON "IL VAJONT DI TUTTI" STAGIONE DI PROSA
IL VAJONT DI TUTTI
RIFLESSI DI SPERANZA
Testi e regia di Andrea Ortis.
Scene di Gabriele Moreschi, light Designer Virginio Levrio, visual
designer Mariano Soria. Arrangiamento musicale di Francesco Cipullo,
laboratorio scenografico Scenario srl.
Narratore: Andrea Ortis | Carlo Semenza: Michele Renzullo | Tina Merlin:
Selene Demaria | Performers: Elisa Dal Corso, Jacopo Siccardi,
Mariacarmen Lafigliola.
TEATRO DI VARESE
VENERDI 10 NOVEMBRE 2023 ORE 21:00
INTERO: Platea Vip € 36,00 | Platea € 32,00 | 1°Galleria € 28,00 | 2°Galleria 25,00
STAGIONE DI PROSA
Famiglia di Montagna: Elisa Dal Corso, Mariacarmen Iafigliola, Jacopo Siccardi
Scritta e diretta da Andrea Ortis, “Il Vajont di tutti, riflessi di speranza” è una pièce che
rende attuale e fortemente sentito il racconto del disastro del Vajont, in occasione del
sessantesimo anniversario, e dell’Italia del Secondo Dopoguerra, tra teatro di narrazione,
musica e proiezioni video.
In occasione dell’anniversario dei 60 anni della tragedia che colpì il Vajont il 9 ottobre
1963, la MIC – International Company, in coproduzione con il Teatro Stabile Friuli
Venezia Giulia e in collaborazione con Compagnia della Rancia, porta in scena, con una
tournée nazionale nei più importanti teatri italiani, “Il Vajont di tutti, riflessi di speranza”,
pièce teatrale, scritta, diretta ed interpretata da Andrea Ortis, autore, attore e regista
friulano. Lo spettacolo, che si avvale del sostegno della Regione del Friuli, andrà in scena, in
anteprima, proprio sulla Diga del Vajont, sabato 7 ottobre alle ore 21, nell’ambito degli
eventi per la celebrazione dell’anniversario, ai quali prenderà parte nella giornata del 9
ottobre, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un’anteprima speciale e particolarmente significativa che precede l‘iniziò del tour, che
prenderà il via proprio dal territorio del Friuli e del Veneto, e porterà in tutta la penisola un
lavoro che si snoda su due binari narrativi paralleli, ma dai diversi punti di contatto, che per
l’intero svolgersi del racconto si sovrappongono, si scambiano, si alternano pur mantenendo
connotati identitari e riconoscibili. Da una parte si assiste ad un dettagliato racconto, più
attuale che mai, della catastrofe ambientale, dall’altro dello scenario storico del secondo
dopoguerra, con particolare riferimento per gli anni 40, 50 e 60.
Un vero e proprio viaggio nell’umanità italiana del periodo, all’interno della civiltà contadina
di provincia, nelle radici dialettali e popolari del nostro paese, nell’incredibile varietà di
tradizioni ed usi che rappresentano un patrimonio ancor oggi inestinguibile e straordinario.
Il ritratto di un’Italia che vuole rialzarsi dopo lo sfacelo delle guerre mondiali: l’Italia che
inventa, che scopre, che sperimenta, l’Italia delle grandi opere civili che, in meno di vent’anni,
ricostruisce sé stessa e parte del proprio futuro. Dall’altra “Il Vajont di tutti, riflessi di
speranza” presenta la reale ricostruzione degli accadimenti processuali relativi alla tragedia
che colpì il 9 ottobre 1963 la terra a confine tra la provincia di Belluno e quella, al tempo, di
Udine, (oggi Pordenone) conosciuta come: disastro del Vajont.
“Il Vajont di tutti, riflessi di speranza” nella forma espressiva del teatro di narrazione, rende
attuale un racconto che, pur parte di un recente passato, dichiara tutta la sua triste attualità
nel malaffare e nell’avidità dell’uomo. L’ottuso conseguimento di un crescente profitto, la
lontananza dalle regole e da ogni genere di attenzione alla sicurezza, l’ingordigia di pochi a
scapito di molti, le pericolose combine tra Impresa e Politica sono elementi purtroppo,
comuni a tutte le maggiori tragedie che hanno colpito il nostro Paese. Così, questo racconto,
nel suo incedere, diventa il racconto di Sarno, Ustica, Viareggio, fino alle tristi vicende di San
Giuliano di Puglia, Amatrice, L’Aquila, Rigopiano, le più recenti alluvioni delle Marche e
dell'Emilia Romagna. Il comune denominatore è l’uomo e la sua violenza nei confronti
dell’ambiente, la sua scientifica aggressione alla natura; l’uomo che disbosca, che crea bacini
artificiali, l’uomo che cementifica e costruisce abusivamente, l’uomo che edifica senza regole,
l’uomo che calpesta tutto e tutti, lanciato alla ricerca di un profitto crescente e di un potere
migliore. Il desiderio di riscatto e di facili guadagni, la bramosia avida di tecnici ed
imprenditori, il poco controllo dello Stato, connivente, spesso con i poteri forti del tempo,
portano alla Tragedia del 1963, nella quale oltre 2000 vittime innocenti hanno perso la vita.
“Il Vajont di tutti, riflessi di speranza” attraversa in tal senso, in maniera biunivoca, il respiro
di un mondo, nello scorcio storico del secondo dopoguerra, che sta accelerando, una vera e
propria rivoluzione industriale, tecnologica, culturale e antropologica e, nel farlo, si dimentica
completamente dell’uomo e della sua sicurezza, soprattutto, si dimentica, dell’umanità di
Provincia, delle comunità rurali, delle categorie anziane che, di fatto e ancor oggi, sono il
patrimonio più caratterizzante e di valore del nostro paese Italia. Lo spettacolo è, in tal senso,
anche una storia di speranza e forza, il racconto della dignità di chi decide di andare avanti, di
credere alla ricostruzione mantenendo viva la memoria, la storia dell’orgoglio della gente
d’Italia, operosa, il cui concetto di comunità è il tessuto vitale sul quale, fortunatamente, si può
ancora sperare. Ogni essere umano, nel racconto della propria vita ha, prima o poi, a che fare
con il dolore, qualunque esso sia. È in quell’attimo che si può scegliere: fermarsi o andare
avanti? La storia del Vajont è la storia di tutti.
“Ognuno ha il “suo” dolore”_ annota il regista e autore Andrea Ortis. “La storia del nostro paese è piena di vicende non risolte, nascoste, occultate; storie senza pace e senza giustizia, in cui a rimetterci sono gli ultimi, la gente comune e a soccombere è l’uomo con tutta la sua umanità. A volte è proprio questo dolore che crea partecipazione e, quasi inspiegabilmente, unisce tutti, in una comunità allargata, solidale, stimolata da fatti che, più di altri, ci colpiscono e ci chiamano in causa.
Dissesto idrogeologico, domanda di energia e abusi edilizi sono temi della
contemporaneità, intrecciati ad un passato dalle cui dinamiche, che continuano a scuoterci
riproponendosi nel presente, non possiamo distogliere lo sguardo. Ognuno ha il “suo” dolore ecco perché la storia del Vajont è la storia di tutti, un monito attualissimo che parla alle nostre
coscienze, richiamandoci al ruolo di ospiti in questo pianeta, non di padroni. Solo riconoscendo i nostri limiti e i nostri errori; solo presentando la verità possiamo immaginare una ripartenza che si fondi sulla capacità dell’uomo di credere in un bene comune, che coinvolga in una dimensione più ampia, corale, parti di un paese nel quale poterci sentire “pubblico” ed “attori principali”. Ognuno ha il “suo” dolore. “Il Vajont”, nella storia delle mie origini friulane, è il mio.”
Il narratore (Andrea Ortis) conduce il pubblico in una sorta di viaggio nel tempo, avvincente e
carico di tensione. Il suo racconto è intervallato dalla presenza in scena di 2 ambienti
differenti: lo studio dell’ing. Carlo Semenza, responsabile del dipartimento di idraulica della
SADE e progettista della diga del Vajont e la casa di Tina Merlin, unica giornalista dell’epoca a
lottare strenuamente a fianco delle popolazioni montane deboli e, assolutamente, calpestate
nei diritti. Il narratore entra ed esce, raccontando lo scenario storico del secondo dopoguerra,
le dinamiche geopolitiche della rinascita, la rivoluzione musicale e di costume, quella
tecnologica e civile. Una serie di proiezioni animate diventa un supporto storico- documentale
di assoluto valore, sia esso riferito alla narrazione dello spaccato storico degli anni 40, 50, 60
con l’immaginifico di tutti i più grandi accadimenti del tempo, dei più importanti personaggi
del periodo, sia esso riferito agli accadimenti relativi alla tragedia del Vajont. Si assiste
all’alternarsi tra passaggi narrati e momenti in cui Carlo Semenza e Tina Merlin, grazie
all’intervento di due attori, svolgono la loro azione scenica in una sorta di flashback temporale
riportando ai fatti dell’accaduto, ricostruiti nel dettaglio del processo e delle sentenze
definitive.
Lo spettacolo è realizzato con il patrocinio del Comune di Longarone, Comune di Erto e
Casso, Fondazione “Vajont 9 ottobre 1963”, Associazione culturale Tina Merlin.
Partner per le tappe del Friuli Venezia Giulia Associazione Regionale delle Banche di
Credito Cooperativo, Casse Rurali e Artigiane, Zadružne banke del Friuli Venezia Giulia
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