TELEVISIONE: SU CANALE 5 AL VIA “MADE IN ITALY” LA PRIMA FICTION SUGLI ESORDI DEI GRANDI STILISTI ITALIANI GIRATA ANCHE A SUMIRAGO E ALBIZZATE

 


ANNI SETTANTA: LA NASCITA DI UN SOGNO

UNA PUNTATA DEDICATA AL MARCHIO MISSONI GIRATA ANCHE TRA SUMIRAGO E ALBIZZATE  

AL VIA “MADE IN ITALY”: 

LA PRIMA FICTION SUGLI ESORDI DEI GRANDI STILISTI ITALIANI, CON GRETA FERRO E MARGHERITA BUY E CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DI RAOUL BOVA, MARCO BOCCI, CLAUDIA PANDOLFI E STEFANIA ROCCA

Al via mercoledì 13 gennaio, in prima serata su Canale 5, “Made in Italy” la prima serie tv che racconta la nascita della moda italiana nella Milano degli anni Settanta e che vede protagoniste Greta Ferro e Margherita Buy. Una delle puntate, che raccontano delle origini e del successo del marchio Missoni è stata girata tra Albizzate e Sumirago.

La serie ideata da Camilla Nesbitt, scritta da Laura e Luisa Cotta Ramosino, Paolo Marchesini e Mauro Spinelli, coprodotta da Taodue Film e The Family per Mediaset, è già stata venduta in più di venti paesi: tra i più importanti gli Stati Uniti, Canada, Russia, tutto il Sud America (HBO Latin America), Spagna, Portogallo e Cina. 


Diretta da Luca Lucini e Ago Panini, oltre alla giovane Greta Ferro, affermata modella al suo debutto con un ruolo da protagonista e Margherita Buy, tra gli interpreti della serie ricordiamo Fiammetta Cicogna, Maurizio Lastrico, Valentina Carnelutti, Sergio Albelli, Giuseppe Cederna, Saul Nanni, Ninni Bruschetta, Anna Ferruzzo, Andrea Bosca, Erica Del Bianco, Giulia Manzini. Ad arricchire il cast ricordiamo inoltre la partecipazione straordinaria di Raoul Bova nel ruolo di Giorgio Armani, di Claudia Pandolfi (Rosita Missoni), Stefania Rocca (Krizia) Marco Bocci, un famoso fotografo di moda. E ancora Eva Riccobono (una top model), Enrico Lo Verso (Ottavio Missoni), e Nicoletta Romanoff (Raffaella Curiel), Gaetano Bruno (Walter Albini) e Bebo Storti (Beppe Modenese).


Per la prima volta in Italia, sono stati utilizzati i costumi originali dell’epoca grazie alle grandi firme della moda che hanno aperto i loro archivi offrendo per le riprese preziosi abiti e accessori. Made in Italy, oltre a Milano che rappresenta il set principale, è stata girata anche a New York e in Marocco. 


La serie racconta la storia di Irene (Greta Ferro), figlia di immigrati dal Sud che a metà degli Anni Settanta per mantenersi agli studi risponde all’annuncio della rivista di moda “Appeal”. Irene  conquista presto un ruolo di prestigio nella rivista, sotto gli occhi della severa caporedattrice Rita Pasini (Margherita Buy), e, al ritmo dei cambiamenti della moda milanese, anche la sua vita cambierà radicalmente. La ragazza incontra gli stilisti dell’epoca, che proprio in quegli anni muovono i primi passi, dando il via alla straordinaria avventura del Made in Italy: da quel momento la nostra moda comincia ad affermarsi nel mondo, sfidando il predominio dell’Haute Couture francese fino ad allora considerata inattaccabilie, grazie alla creatività e all’abilità imprenditoriale di un gruppo irripetibile di talenti visionari. 

Tutto ciò accade in un decennio, i Seventies, ricco di energie e di conflitti: sono gli anni del divorzio, dell’emancipazione della donna, ma anche del terrorismo e degli scontri di piazza, anni di trasformazione e di fermenti creativi che rivivremo attraverso gli snodi della vita privata e professionale di Irene. 


La nascita della grande moda italiana nella Milano degli anni Settanta, raccontata  attraverso la storia di Irene, una giovane giornalista che arriverà lontano. 


Anni Settanta, tempo di conflitti e cambiamenti, di impegno politico e creatività. A Milano tanta dell’energia di quegli anni si concentra in un gruppo di stilisti che cambieranno la storia della moda a livello internazionale.

Armani, Valentino, Krizia, Versace, Missoni, Albini, Fiorucci, Curiel, Ferrè e tanti altri: grandi creativi celebrati in tutto il mondo e divenuti il simbolo del Made in Italy. Ognuno a suo modo ha segnato quell’epoca, ognuno è parte di un grande affresco al di là delle singole biografie.

Di qui l'idea di raccontare la Milano della moda degli anni Settanta, attraverso lo sguardo di una giovane redattrice, Irene Mastrangelo (Greta Ferro) che, un po' per passione e un po' per caso, dalla periferia di Milano, da una famiglia modesta di emigranti dal Sud, entra in una prestigiosa rivista di moda chiamata “Appeal”. Il suo talento e la sua determinazione porteranno ben presto questa outsider a una grande carriera nella rivista, attraverso un percorso non sempre agevole, ricco di colpi di scena sia nella vita professionale che in quella personale. 

Il racconto della moda italiana infatti è lo sfondo, originale e ricco di fascino, di una commedia romantica, incentrata su una protagonista capace di sognare e far sognare; una cenerentola moderna ed aspirazionale che si realizzerà nel lavoro, non rinunciando mai a difendere le proprie idee con caparbietà e nello stesso tempo mantenendo intatto uno sguardo limpido ed aperto verso la rivoluzione che sta cambiando non solo la moda ma anche il costume e a società.  La serie sarà infatti calata nella realtà di un periodo segnato da tante novità e contraddizioni: la liberazione sessuale e i nuovi fermenti dell’orgoglio omosessuale, ma anche la violenza del terrorismo e la diffusione della droga.


Ma al centro di Made in Italy sarà comunque la Moda italiana degli anni ’70, quella in cui si passa dall’Haute Couture al Prêt-à-Porter, in cui Armani fonda il suo impero proponendo l’immagine di una donna potente e padrona di sé stessa, in cui Versace scandalizza con le sue donne super sensuali e un manager visionario come Beppe Modenese intuisce che, per sfidare il predominio francese, i litigiosi italiani devono fare gruppo. 

Attraverso lo sguardo curioso della nostra Irene e del suo mentore, la caporedattrice visionaria e appassionata Rita Pasini (Margherita Buy), potremo “ascoltare” gli stilisti che si raccontano, ma soprattutto “vedere” con i loro occhi le radici delle loro creazioni “sentire” le fonti della loro ispirazione e “toccare” la concretezza del “fare la moda” attraverso uno stile visivo unico. 

Sinossi 1° Puntata

Milano, 1974. Irene Mastrangelo è una ragazza di 23 anni, fidanzata da anni con Luigi, che grazie ai sacrifici dei genitori, immigrati dal Sud, ha potuto frequentare la Facoltà di Storia dell’Arte all’Università. 

Quando Irene, arrivata ormai all’ultimo esame, dopo una discussione con il professore, rifiuta il voto che le avrebbe permesso di laurearsi, per non gravare più sulla famiglia decide di mantenersi trovando un lavoro. Riesce quindi ad ottenere un posto di assistente redattrice nella prestigiosa rivista di moda “Appeal”, ma così facendo si scontra con il padre, che avrebbe preferito che lei si concentrasse sugli studi.

Il mondo della moda, stravagante e ricco di stimoli, affascina da subito Irene, che stringe amicizia con l’altra giovane assistente, la disinibita Monica, e viene “adottata” dalla pur severa Rita, la redattrice senior, anticonformista e sempre in polemica con Nava, il vicedirettore, attento solo all’aspetto economico. 

Quello che Rita vorrebbe portare dentro “Appeal” è uno sguardo nuovo, attento a quello che sta accadendo alla moda milanese di quegli anni: siamo infatti nel pieno di una vera e propria rivoluzione che, grazie al talento e alla visione imprenditoriale di un gruppo di straordinari stilisti, sta portando la moda italiana a competere con quella francese.

Rita intuisce le potenzialità di Irene e la porta con sé dal celebre stilista Albini. Irene, per nulla intimorita, riesce a ottenere un’intervista, grazie a brillanti intuizioni e a un’innata capacità di entrare in empatia con gli altri.  Inizia così a capire che quel mondo di creativi, eccentrici e imprevedibili, così diversi dal suo ambiente di origine, è proprio il mondo in cui vuole farsi strada. 

Questo, però, le provocherà non pochi problemi con i suoi genitori e con il suo fidanzato Luigi, che non riescono ad accettare la sua trasformazione.


Personaggi Principali

IRENE MASTRANGELO (Greta Ferro): figlia di immigrati del Sud, per mantenersi agli studi e in polemica con la sua famiglia, Irene risponde all’annuncio della prestigiosa rivista di moda “Appeal”. Da questo momento la sua vita anche sentimentale cambia completamente. Grazie al momento magico che la moda milanese vive negli anni ’70, Irene trova la sua piena realizzazione e ben presto abbandona il mondo in cui era vissuta fino a quel momento. Attraverso gli snodi della sua vita privata e professionale, viene raccontata la storia di una generazione che ha vissuto conflitti e contraddizioni, fermenti e cambiamenti irripetibili. 


RITA PASINI (Margherita Buy): è un membro storico della redazione di “Appeal” e mentore di Irene. Originale e sopra le righe, si veste con grandissimo stile, è un punto di riferimento per tutti gli stilisti e uno spirito naturalmente innovatore. È molto apprezzata dal direttore della rivista Frattini, mentre è in perenne disaccordo con Nava il vicedirettore, che vede negli stilisti solo dei redditizi investitori pubblicitari. La sua scommessa più grande è proprio Irene, nella quale rivede un po’ sé stessa. Ma nella sua vita c’è anche un lato oscuro che la tormenta e che scopriremo a poco a poco...


MONICA MASSIMELLO (Fiammetta Cicogna): giovane redattrice di “Appeal”. Bella, solare, disinibita, Monica sembra essere agli antipodi di Irene, ma appena la nostra protagonista entra in redazione tra le due scatta una grande simpatia e le ragazze legano immediatamente. Monica vive da sola in un piccolo appartamento dove, ben presto, si trasferirà Irene in rotta con i genitori: di qui passano diversi "amici" di una sera o poco più. Ma Monica non ha intenzione di fare sul serio con nessuno, fino a quando il destino… 


JOHN SASSI (Marco Bocci): fotografo non solo di moda di fama internazionale, è la punta di diamante di Appeal. Attraente e misterioso, non passa certo inosservato e anche Irene non può fare a meno di notarlo…


DAVIDE FRANGI (Andrea Bosca): imprenditore tessile di Como, conosce Irene per caso in un bar e poi la rivede durante una delle prime edizioni di IdeaComo, la storica manifestazione organizzata da Beppe Modenese che ha segnato l’inizio della storia della moda italiana. È un uomo sposato, ha un figlio, ma l’incontro con Irene non lo lascia certo indifferente… 



ARMANDO FRATTINI (Giuseppe Cederna): uomo elegante e solitario (sua moglie è morta da alcuni anni), dedica tutta la sua vita alla rivista e al suo cane Vicky. Ha delegato una gran parte della gestione al vicedirettore Andrea Nava del quale si fida, forse troppo. Frattini viene colpito dalla determinazione di Irene, grazie anche alle sollecite raccomandazioni di Rita.


FILIPPO CERASI (Maurizio Lastrico): graphic designer della rivista, Filippo non nasconde la sua omosessualità, ma nemmeno la ostenta, in anni in cui può essere molto difficile viverla con serenità. Con Irene e Monica formano una bella squadra: ma l’amore, nelle sembianze del bellissimo e tormentato Flavio, bussa prepotente alla sua porta e la sua vita cambia radicalmente.


ANDREA NAVA (Sergio Albelli): vicedirettore della rivista, astuto e prevaricatore, considera Irene e gli altri redattori come gregari. La sua visione di “Appeal” segue una linea semplice: mantenere un buon rapporto con gli investitori pubblicitari. Arte, creatività e sogno li lascia a quella visionaria inaffidabile di Rita. La sua visione cinica e spietata è condivisa dalla caporedattrice Ludovica, con cui i rapporti diventano sempre più stretti..


LUDOVICA MORELLI (Valentina Carnelutti): caporedattrice e giornalista, è molto gelosa della sua posizione, faticosamente raggiunta appoggiandosi molto al vicedirettore Nava. Quando Irene inizia a mettersi troppo in mostra in redazione, fa di tutto per boicottarla. 


ELEONORA VALENTI (Erica del Bianco): Eleonora Valenti è una redattrice junior, assunta solo negli ultimi mesi, ma grazie alla sua complicità con Ludovica, si dà arie da veterana. Fa di tutto per mettere Monica e Irene in difficoltà, ma non ha contato sull'istantanea solidarietà tra le due ragazze che la pone immediatamente in minoranza. 


PASQUALE (Ninni Bruschetta): papà di Irene, è un operaio metalmeccanico impegnato nel sindacato, che ha fatto tanti sacrifici per far studiare la sua unica figlia. All’inizio della serie litiga pesantemente con Irene che decide di mantenersi agli studi accettando il lavoro ad “Appeal”. Non sarà facile arrivare a una riappacificazione tra i due…

GIUSEPPINA (Anna Ferruzzo): madre di Irene, fa la sarta in casa per arrotondare e, pur condividendo le preoccupazioni del marito per una figlia che sembra voler fare troppo di testa sua, in fondo ne approva la voglia di uscire dagli schemi per trovare una strada personale. 



Note di Sceneggiatura


Quando Camilla Nesbitt ci ha chiesto di scrivere una serie sulla moda italiana abbiamo subito capito che si trattava di una sfida straordinaria, per l’eccezionalità del soggetto e per la difficoltà di trovare un taglio capace di raccontare un mondo complesso, pieno di personalità eccezionali cui volevamo davvero rendere giustizia. 

La scelta di un periodo e di un luogo ben precisi, Milano e la seconda metà degli anni Settanta, è stata quasi inevitabile: è lì che nel giro di pochi anni è scoppiata una vera e propria rivoluzione, parallela a quella della cultura e della società italiana, ma opposta a quella violenta che si consumava nelle strade con il Terrorismo. 

Nello scrivere questa serie abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare persone che quel mondo lo hanno vissuto in prima persona, a partire da Franca Sozzani, che ha condiviso con noi tanti dei suoi ricordi e ci ha fatto scoprire aspetti sorprendenti di quel mondo in cui in pochi anni dei talenti straordinari hanno cambiato per sempre il ruolo dell’Italia sulla scena internazionale. E poi modelle, fotografi, buyers, giornalisti, ognuno con un aneddoto da raccontare e un’esperienza da condividere. 

È a partire da questi incontri che è nata la redazione di Appeal, un gruppo di personaggi appassionati che ci hanno condotto per mano a incontrare i grandi nomi della moda milanese (e non solo) degli Anni Settanta.  

Innanzitutto, la nostra protagonista Irene, che porta il nome della grande giornalista di moda Irene Brin (ma anche della prima storica assistente di Giorgio Armani), e che grazie alla guida burbera ma fondamentale della sua mentore Rita Pasini (ispirata a sua volta ad Anna Piaggi), entra nel mondo dei grandi stilisti, conquistandoli con la sua curiosità e il suo entusiasmo. Irene è un’outsider, e il suo è un viaggio di crescita professionale ma anche alla scoperta di se stessa, di quello che vale al di là delle aspirazioni e delle aspettative della sua famiglia, della donna e della giornalista che vuole diventare, attraverso successi e delusioni.

È con lei che scopriamo i segreti umani e professionali di questi uomini e donne eccezionali che non disdegnavano, come Versace, di farsi chiamare sarti, ma che nel giro di pochi anni avrebbero fatto dell’Italia una potenza mondiale del fashion. 

Abbiamo voluto che fossero loro a raccontarci le loro storie e il loro modo di vedere la moda e la vita: per questo è stato fondamentale leggere testimonianze e interviste rilasciate negli anni, perché le loro parole filtrate dall’invenzione narrativa ci portassero a guardare il mondo con i loro occhi. 

Il passo successivo è stato rendere credibile e affascinante l’intreccio tra persone reali, la cui voce volevamo restituire, e personaggi di invenzione, andando oltre l’intenzione “documentaristica” per raccontare una storia che coinvolgesse il pubblico di oggi, italiano e non solo.

I membri della redazione di Appeal, con le loro passioni, slanci e debolezze, ci permettono di portare nella storia l’Italia di quegli anni: Rita, una donna per cui il giornalismo è stata una vocazione assoluta, deve affrontare il dramma di un figlio vicino al Terrorismo; Filippo, il grafico gay, ci conduce alla scoperta della scena notturna milanese con i suoi segreti e i suoi pericoli; Monica è la rappresentante più autentica di una generazione che sfida allegramente i dettami del vivere borghese alla ricerca di una propria idea di felicità. 

Come un abito che nasce nella mente dello stilista e raggiunge la sua forma grazie all’intervento di sarti e artigiani, anche questa serie è il frutto del lavoro di tanti. Ci sembra giusto ricordare il compianto Mauro Spinelli, che insieme ai registi ha lavorato per adattare le sceneggiature e i dialoghi alla realtà del set e alle personalità degli attori. 

È con curiosità che abbiamo visto questi personaggi prendere vita grazie al lavoro dei registi e nelle interpretazioni di un incredibile gruppo di attori, proprio come il mondo della redazione e gli atelier degli stilisti in quella Milano bella e affascinante, contraddittoria e vitale capace di raccontare al mondo lo spirito italiano. 


Paolo Marchesini

Laura Cotta Ramosino

Luisa Cotta Ramosino



Note di Regia


“Made in Italy” vuole essere un romanzo di formazione; la storia di una ragazza che, tra caso e necessità, cercando un lavoro, entra in punta di piedi nella redazione di Appeal e attraverso la rivista diventa grande, scoprendo un mondo pieno di fermento ed energia. Irene, la nostra protagonista, diventa la voce di un’epoca e di una città, Milano, che proprio negli anni del nostro racconto, si appresta a diventare la Capitale della Moda. 

Attraverso la scoperta della Moda e dei sui creatori, Irene intraprende un processo di crescita, che la porta prima a distanziarsi dalle sue origini, per poi recuperarle e capirne l’importanza, risolvendo il difficile rapporto con un padre particolarmente chiuso e conservatore, capace anche lui aprirsi, grazie all’esperienza della figlia.

Attraverso gli occhi di Irene, puri ed entusiasti, lo spettatore viene accompagnato alla scoperta di un mondo in divenire, che si trasforma in industria e sistema, facendo la conoscenza dei grandi interpreti di quegli anni. Irene conoscerà il rivoluzionario Walter Albini, il padre del pret-à-porter, e poi Krizia, la “crazy” della moda italiana, e ancora Ottavio e Rosita Missoni, che condivideranno con lei il loro entusiasmo contagioso. E poi gli emergenti: Armani, Versace e Fiorucci, fino a Valentino che ha saputo intuire i tempi aprendosi al pret-à-porter. I loro abiti, le loro parole, la loro voglia di cambiare le cose sono la rivoluzione che trasformerà per sempre Irene, Milano e l’Italia. Una rivoluzione diversa da quella che negli stessi anni si cerca di avviare con le lotte sociali, la violenza, il terrorismo, ma che a differenza di questa, con sogni, entusiasmo, fantasia, personaggi eccezionali, avrà successo.

Lo stile visivo, decisamente cinematografico, attento a ricreare l’epoca senza cadere nella trappola della “cartolina”, l’uso della macchia a mano, l’attenzione al dettaglio delle scenografie e i favolosi abiti originali delle Maison (che hanno collaborato aprendo i loro preziosi archivi) immergeranno lo spettatore in una storia unica, che racconta un momento magico, in cui talento e allegria si sono incontrate in un’unica città e l’hanno fatta diventare la Capitale della Moda. 


Per realizzare tutto questo era impensabile non avere un cast di prim’ordine ed è stato fondamentale e molto  interessante  per noi coniugare la professionalità e l’esperienza di grandi nomi come Margherita Buy, che interpreta  in modo inedito e superlativo un’importante giornalista dell’epoca che prende sotto la sua ala protettrice la nostra protagonista, Giuseppe Cederna, l’illuminato direttore della rivista,   Sergio Albelli e Valentina Carnelutti, il cuore operativo di Appeal, insieme alla freschezza  di nuovi talenti. Greta Ferro, Fiammetta Cicogna o Maurizio Lastrico hanno veramente regalato

un’energia inaspettata alla serie, dando vita a personaggi a cui ci si affeziona e che raccontano molto bene un cambiamento sociale epocale. Proprio questo costante confronto ha, a nostro avviso, esaltato le prestazioni dei giovani esordienti così come quella degli esperti e navigati attori con un risultato di altissimo livello.


La co-regia infine si è dimostrata davvero un’esperienza stimolante. Lavorare in coppia, distribuendosi le responsabilità e le pressioni, su un progetto così impegnativo, si è dimostrata una scelta fondamentale. Amici da lungo tempo, la nostra sinergia è stata sempre costruttiva, ci ha permesso di avere su ogni scena e su ogni dettaglio quattro occhi e due cervelli al lavoro e ci siamo resi conto con il passare delle settimane dell’efficacia della complementarità dei nostri sguardi e delle nostre sensibilità, rendendo per noi il risultato sempre molto valido sia drammaturgicamente che visivamente. Ora la speranza è che il pubblico, anche internazionale, vista la curiosità delle tv estere su un tema così “Italiano”, la pensi allo stesso modo.


Luca Lucini e Ago Panini



Note di Produzione


“Made in Italy” è una serie avevo in mente da tanto tempo e che finalmente sono riuscita a portare sullo schermo. È un progetto in cui credo molto, assolutamente innovativo sia per l’Italia che a livello internazionale, per l’inedita combinazione di un genere poco frequentato in Italia come la Romantic Comedy con il Period Drama basato su fatti e personaggi reali. 

La mia idea era infatti quella di raccontare per la prima volta il momento storico straordinario in cui è nato il Made in italy negli anni’70 e i suoi eccezionali interpreti, e per riuscire a trasmettere l’energia e l’entusiasmo di quel periodo la scelta è stata quella di mettere al centro della scena un personaggio femminile forte, dinamico, e insieme sensibile e capace di cogliere il lato umano, le geniali intuizioni degli stilisti che incontrerà. La combinazione di questi due ingredienti, la storia vera e la protagonista, è stata raccontata con un tono e uno stile narrativo e visivo che riprendesse le commedie romantiche di ispirazione anglosassone che ci sanno emozionare e insieme far sorridere con eleganza. 

Un altro obiettivo a cui tenevo molto era quello di raccontare un’Italia diversa da quella che viene spesso rappresentata in tv o a cinema: l’Italia della creatività, del lavoro, del successo, un’Italia che ci viene invidiata in tutto il mondo. 

Per realizzare questi obiettivi è stato fondamentale poter contare sul lavoro di  un gruppo di grandi professionisti che con entusiasmo hanno sposato il progetto consentendoci di raggiungere un risultato qualitativamente molto elevato.

In questa operazione siamo stati appoggiati dalle grandi case di moda che hanno capito il profondo rispetto e l’ammirazione con cui abbiamo affrontato la loro storia: ci hanno aperto i loro archivi, ci hanno raccontato aneddoti preziosissimi, e soprattutto ci hanno dato la possibilità di mostrare nella serie i veri abiti dell’epoca. 

I due registi e tutti i professionisti della troupe hanno cercato attraverso uno stile visivo innovativo e nello stesso tempo assolutamente rispettoso del minimo dettaglio, di far rivivere tutto questo: un’epoca, i suoi protagonisti, le creazioni degli stilisti. Il tutto senza dimenticare naturalmente che le serie tv sono prima di tutto meccanismi narrativi capaci di attivare emozione e coinvolgimento: i personaggi della nostra serie sono quindi stati disegnati dagli sceneggiatori per potersi inserire nel modo più credibile possibile in quest’epoca e in questo mondo. 

Ma naturalmente non sarebbe stato possibile rendere vive e tangibili le emozioni di questo racconto, se non avessimo avuto a disposizione un cast veramente unico per la televisione italiana. Grazie al loro talento e all’entusiasmo con cui hanno partecipato alla nostra sfida, l’idea sulla carta si è fatta reale.

Per ultima cosa vorremmo citare il ruolo di Milano: il Made in Italy è nato a Milano e senza Milano, le sue vie, i suoi palazzi nascosti e preziosi, i suoi scorci tutti da scoprire, questa serie non avrebbe il suo sapore e il suo gusto.

Vorrei dedicare un ringraziamento speciale al team editoriale di Taodue – Giorgio Grignaffini e Lodovica Etteri –  agli sceneggiatori Laura e Luisa Cotta Ramosino e Paolo Marchesini e ad Ada Bonvini che con The Family ha coprodotto la serie; un ricordo particolare va poi a Mauro Spinelli, che ci ha lasciato prima di poter vedere sullo schermo il risultato del suo lavoro. Per ultimo il mio ricordo va a Franca Sozzani, carissima amica e figura fondamentale della moda italiana, i cui aneddoti e racconti sono stati raccolti dagli sceneggiatori della serie prima che ci lasciasse.

Sono sicura che il pubblico sentirà tutta la passione e l’immenso lavoro con cui ci siamo avvicinati al progetto e siamo pronti a continuare la storia della moda italiana e dei nostri protagonisti in una nuova stagione di “Made In Italy”.


Camilla Nesbitt 



Note dei compositori

Negli anni ‘70 Carmelo ed io eravamo bambini, le radio italiane suonavano le canzoni di Patty Pravo, Mina, Battisti…

Dall’Inghilterra e da oltreoceano però, arrivavano echi di musiche nuove, come  quelle di David Bowie, la disco music di Donna Summer, il funky di Sly and Family Stone, le prime rock-punk band come the Stooges di Iggy Pop; erano tempi in cui la musica nel mondo viveva un momento di grande trasformazione.

E’ stato molto stimolante per noi, durante la scrittura della colonna sonora, rituffarci in quell’epoca cosi creativa dal punto di vista musicale e artistico, come prezioso è stato il dialogo e lo scambio di idee con i registi e con la montatrice, grazie ai quali, abbiamo trovato da subito un mood musicale condiviso.

L’organico che abbiamo utilizzato è composto da strumenti e amplificatori vintage dell’epoca, accompagnati da un’orchestra sinfonica.

E’ proprio su questo tessuto musicale che siamo andati alla ricerca di un tema principale, cantabile e dolce, orchestrato in molte variazioni, da quella per grande orchestra a quella per solo pianoforte, un tema che raccontasse proprio il punto di vista della protagonista Irene.


GIULIANO TAVIANI e CARMELO TRAVIA


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