TEATRO: APPELLO A TUTTA LA POLITICA "SALVATE I TEATRI ITALIANI" FATE PRESTO !!!!!


“Salvate i teatri italiani!” 

A causa del Corona Virus, i teatri sono stati tra i primi a chiudere e saranno fra gli ultimi a riaprire. La preoccupazione, fra artisti e le piccole e medie imprese che si occupano di gestioni teatrali, è diffusa. Non saranno i prestiti agevolati proposti dal Governo, restituibili in 6 anni, a salvare il loro lavoro e la stessa Cultura. I motivi, per le imprese, partono dalle stesse regole imposte dalle gare d’appalto del settore teatrale, specie nella durata dell’appalto concessa:  mai di 6 anni consecutivi, ma di un anno o due; con possibilità, in qualche caso, di rinnovo per 1 anno. Gare che, ovviamente, non garantiscono all’aggiudicatario di vincere anche quella successiva.

Rischioso, perciò, indebitarsi con le banche per i sei anni previsti. In più, ogni gara assegna il punteggio maggiore all’offerta economica più bassa, da consegnare in busta chiusa da tutti i partecipanti al bando. Logico ipotizzare, avendo tali imprese sempre  abbassato i costi fino all’osso pur di  aggiudicarsi il bando, che non tutti i teatri siano ricchi di liquidità e in grado di affrontare l’emergenza coronavirus, con ogni incasso vanificato dallo scorso febbraio 2019 e gli spettacoli della Stagione già pagati. Una società della Lombardia, già specializzata nella gestione di teatri, ha raccolto in queste settimane la voce di tante imprese simili e  teatri in varie zone d’Italia. Società che non è in cerca di protagonismi,  volendosi limitare al ruolo di “centro di raccolta” e unica voce di  tutti quei teatri  che non ricevono fondi, di alcun genere. Ci riferisce il titolare: “Sì, ci siamo sentiti un po’ tutti, tra di noi. Così ci siamo presi la briga di scrivere, a nome di tutti, agli uffici competenti presso il Ministero della Cultura e allo stesso Ministro Franceschini, il quale aveva già accennato a un fondo per i teatri di circa 130 milioni. Non ne conosciamo ancora le modalità e come procedere, ma valutando la cifra sarebbero purtroppo briciole, se si considera il numero dei tantissimi teatri italiani che non ricevono fondi pubblici o privati. Per questo speriamo in un aiuto maggiore, e confidiamo nell’aiuto dei giornalisti affinché il problema arrivi, speriamo, anche nella stanza dei bottoni di chi ci governa. Siamo centinaia di imprese e migliaia di famiglie, considerando anche l’indotto. In ogni regione abbiamo raccolto il nostro stesso grido di dolorosa preoccupazione.

Con rispetto per chi il dolore lo vive più forte, fra chi ha perso qualcuno per via del subdolo nemico invisibile.  In Germania, un’impresa simile alla nostra ha ricevuto in pochi giorni un equo risarcimento a fondo perduto: noi tutti speriamo in un trattamento analogo. Il teatro purtroppo non è come una fabbrica, che pur a fatica riaccende i macchinari e riparte con la produzione. Per dirla in modo più semplice: il nostro calendario assomiglia a quello scolastico, si apre a ottobre e si chiude a giugno dell’anno successivo. Ogni gestore si assume, però, tutti gli obblighi economici prima di aprire il teatro, da settembre/ottobre 2019: la firma dei contratti, il pagamento degli spettacoli, l’onere di tutte le manutenzioni necessarie, le utenze, la Siae e così via, senza citare altre voci ugualmente importanti, per non farla troppo lunga. Investimenti notevoli e ad alto rischio, nella speranza di recuperarli nell’anno successivo grazie agli abbonamenti e la vendita dei biglietti. Ci hanno bloccato per emergenza coronavirus dal 23 febbraio 2020… per carità, prima la salute di tutti! Ma i fatti per noi sono questi: ci siamo giocati non solo gli investimenti anticipati, ma anche gli affitti previsti, gli incassi dei biglietti vendibili fino a fine stagione. Un  prestito non potrà mai risollevarci, per quanto agevolato sia.”. L’appello è rivolto soprattutto al Ministro Dario Franceschini: il tessuto teatrale di tutto il territorio è fatto di grandi e piccoli imprenditori,  proprio questi ultimi hanno bisogno di fondi, di risarcimenti per la Stagione ormai bruciata. E stanno comunque ricevendo bollette e affitti da pagare. Nella stessa situazione si trovano altre realtà imprenditoriali, è un problema  drammaticamente nazionale. Il Presidente Mattarella, sempre sensibile verso tutti gli italiani, saprà ascoltarli? Lo farà Dario Franceschini, che dall’inizio ha dimostrato sempre grande competenza ed esperienza per il suo Ministero? Auguriamocelo. Per non distruggere ciò su cui tante piccole e medie imprese hanno investito, con passione ed elevato rischio d’impresa, arricchendo  il patrimonio culturale di regione in regione. Tutti ne hanno  bisogno, quale che sia il settore professionale dedicato.

E il tempo è tiranno.

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